Campagne 2021

Proteggere l’autodeterminazione sessuale

Il diritto penale in materia sessuale è obsoleto e deve essere modernizzato per garantire l’autodeterminazione sessuale e affermare che la violenza sessuale non è più tollerata. Insieme alla società civile e alle persone toccate dalle violenze sessuali,
abbiamo interpellato il Parlamento e il governo. La consultazione sul progetto di legge in materia ha raccolto un numero record di risposte. Dei gruppi di donne, di vittime di violenze sessuali e Amnesty Youth ( azione “Ascoltateci!”) hanno animato azioni spettacolari. La Sessione delle donne ha sostenuto le nostre rivendicazioni con una mozione. E la commissione parlamentare competente ha stabilito la necessità di esaminare due approcci: “no vuol dire no” e “solo sì significa sì”. Una prima tappa e una vittoria importante !

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DI «SOLO SÌ SIGNIFICA SÌ»

Impegno per casi individuali

Per il 60esimo anniversario di Amnesty International abbiamo lanciato delle petizioni a sostegno di tre attiviste polacche per i diritti delle persone LGBTIQ+. La nostra tradizionale Maratona di lettere si è invece concentrata su cinque persone impegnate per la difesa dei diritti umani: Janna Jihad, una quindicenne palestinese che ha trascorso metà della sua vita a documentare gli attacchi contro il suo villaggio in Cisgiordania; Bernardo Caal Xol, un attivista indigeno del Guatemala incarcerato dopo una campagna per la protezione di un fiume; Zhang Zhan, ex avvocata e giornalista indipendente cinese, detenuta per aver riferito sullo sviluppo della crisi del Covid-19; Imoleayo Michael, preso di mira da accuse infondate dopo aver protestato contro le violenze della polizia in Nigeria e Mikita Zalatarou, sedicenne arrestato, picchiato e condannato a cinque anni di carcere a margine delle manifestazioni in Bielorussia. Grazie al nostro fondo Human Rights Relief, abbiamo versato 830 000 CHF quale aiuto di urgenza a 2 400 persone in 43 paesi.

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PER LA LIBERAZIONE DI ALEXEI NAVALNY

Pandemia, crisi e asilo

Amnesty International si impegna affinché la comunità internazionale – Svizzera
inclusa – si assuma le proprie responsabilità durante le crisi mondiali e assista le
persone più vulnerabili.

Durante la pandemia di Covid-19, costata la vita a milioni di persone, Amnesty International ha esortato gli Stati a mettere i diritti umani al centro delle politiche pubbliche. Più di 20 000 persone si sono unite a noi per chiedere che la Svizzera sostenga un’equa ripartizione dei vaccini tra tutti i paesi e la fine del monopolio vaccinale da parte dei grandi gruppi farmaceutici.

Dopo la presa del potere da parte dei talebani in Afghanistan, Amnesty International ha documentato gravi violazioni dei diritti umani, in particolare nei confronti di donne e ragazze. Con 12 ONG e 16 città, abbiamo chiesto al Consiglio federale di accogliere un numero importante di persone rifugiate provenienti dal paese.

La nostra indagine sulle violenze nei centri federali d’asilo ha portato le autorità a svolgere indagini interne ed esterne e a ordinare misure per impedire che tali abusi si ripetano in futuro.

Diritti umani in Svizzera

La Svizzera è tenuta a rispettare i diritti umani, non solo quando gli abusi avvengono all’estero. La Sezione svizzera di Amnesty International si impegna in occasione di votazioni, in Parlamento o per strada affinché questi diritti siano applicati anche sul nostro territorio.

Con i nostri partner, ci siamo mobilitati contro il divieto discriminatorio del burqa. In occasione della campagna contro la legge sulle misure di polizia abbiamo creato un’ampia alleanza di specialisti di diritto e di ONG. I nostri argomenti sono stati ampiamente ripresi nello spazio pubblico e la percentuale di voti contrari a questa legge è stata significativamente superiore a quanto previsto. Insieme ai gruppi LGBTIQ+ abbiamo condotto una campagna di  sensibilizzazione sfociata nell’approvazione del «matrimonio per tutt*» con oltre il 64% dei voti.

Abbiamo ottenuto altre vittorie in Parlamento: dopo 20 anni di impegno è stata finalmente accettata una legge per la creazione di un’istituzione  nazionale per i diritti umani.
E l’iniziativa di rettifica contro l’esportazione di armi verso
i paesi in guerra civile auspica un rigido controllo delle esportazioni in questo ambito.